Più case che italiani: il mattone tra crescita e paradossi

Più case che italiani: il mattone tra crescita e paradossi

Quasi più case che abitanti: un enigma tutto italiano

L’Italia continua a distinguersi come un paese fortemente legato al settore immobiliare. L'ultimo rapporto dell'Osservatorio del Mercato Immobiliare, illustrato nel volume 'Statistiche catastali 2023', offre un quadro chiaro: ci sono 35,6 milioni di abitazioni per una popolazione di circa 59 milioni di abitanti. Questo significa che ci sono due case ogni tre persone. Un dato che invita a riflettere, soprattutto in un contesto in cui l’acquisto di una casa rappresenta per gli italiani un obiettivo prioritario, considerato il più sicuro tra gli investimenti, ma spesso difficile da raggiungere a causa degli alti costi.

La correlazione tra il numero di abitazioni e il numero di abitanti sottolinea come il "mattone" resti centrale nella cultura italiana, non solo come simbolo di stabilità economica, ma anche come rifugio personale e familiare. Tuttavia, questo amore per la casa come investimento sicuro si scontra con una realtà in cui i prezzi del mercato immobiliare spesso rendono difficile l’accesso a chi sogna di acquistare una proprietà. Questo paradosso alimenta il dibattito sull'accessibilità e la sostenibilità del mercato immobiliare in Italia.

 

Tra paradiso delle seconde case e metropoli inarrestabili

 

Il caso di Aosta, Sondrio e Savona si presenta come particolarmente interessante: qui, il numero di abitazioni supera quello della popolazione. La tendenza alla proprietà, in queste province, sembra andare ben oltre le necessità primarie, suggerendo che chi non possiede una seconda casa, probabilmente ne ha addirittura una terza. È facile immaginare che siano le destinazioni di villeggiatura, estive e invernali, a far crescere queste cifre, trasformando tali aree in regni della "seconda casa". Queste zone sembrano esemplificare la cultura del possesso immobiliare, dove l’investimento in una proprietà aggiuntiva è percepito come uno status symbol o un rifugio per il tempo libero.

Passando alle grandi città, Milano, Roma e Torino continuano a dominare la scena per il numero di abitazioni. Questi centri urbani fungono da potenti poli di attrazione per investitori e residenti, mantenendo il mercato immobiliare sempre attivo. Nonostante i prezzi delle case spesso inaccessibili per la classe media, la domanda continua a crescere, in apparente contrasto con la logica economica. In queste aree metropolitane, l'immobile resta un investimento sicuro e un simbolo di prestigio. La pressione abitativa, già elevata, non sembra scoraggiare chi cerca una casa nelle città più dinamiche e influenti del paese.

Le due realtà descritte evidenziano un mercato immobiliare caratterizzato da forti disparità territoriali. Da un lato, troviamo le province turistiche, dove la proprietà immobiliare è associata a svago e benessere, con una forte presenza di seconde o terze case. Dall'altro, le grandi città rappresentano luoghi di concentrazione di popolazione e investimenti, dove l'accesso al mercato è sempre più difficile per molti, ma resta una priorità per chi può permetterselo. Questa dicotomia mette in luce come l'immobile, in Italia, continui a giocare un ruolo centrale, sia come bene rifugio che come simbolo di successo.

 

+86 mila abitazioni nel 2023

 

Chi riteneva che il mercato immobiliare italiano fosse ormai stagnante dovrà rivedere le proprie convinzioni. Il catasto ha infatti registrato 86 mila nuove abitazioni rispetto al 2022, dimostrando che il settore non è affatto fermo. Sebbene in molti possano pensare che l'epoca del boom edilizio sia conclusa, questi numeri raccontano una realtà diversa. Nuove costruzioni, ristrutturazioni e la riqualificazione di edifici esistenti stanno ridefinendo il panorama immobiliare italiano, ampliando costantemente il patrimonio abitativo del Paese.

Di particolare rilievo è la distribuzione delle proprietà: oltre il 93% delle abitazioni è di proprietà di persone fisiche, a conferma del profondo legame degli italiani con la casa, considerata il bene rifugio per eccellenza. Questo fenomeno è spiegabile anche dal fatto che, spesso, l’acquisto con un mutuo risulta più conveniente rispetto al pagamento di un affitto. Meno di 2,5 milioni di immobili sono intestati a persone giuridiche, mentre soltanto 11 mila abitazioni rientrano nei beni comuni.

Ma il mercato immobiliare non si limita alle sole abitazioni. Il 54% del patrimonio immobiliare complessivo è costituito da immobili non residenziali, come uffici, studi professionali, scuole e strutture pubbliche. Gli uffici privati appartengono per il 56,5% a persone fisiche, ma nelle città più grandi, come Roma e Milano, cresce la percentuale di immobili di proprietà di società e istituzioni.

Nel settore commerciale, garage, box auto e negozi dominano la scena: i posti auto (C/6) e le cantine (C/2) costituiscono oltre il 60% di queste categorie. Anche la rendita catastale complessiva per i negozi ha visto una lieve crescita, toccando i 3,4 miliardi di euro, segno di un mercato ancora in movimento. Inoltre, le unità destinate a esercizi sportivi e stabilimenti balneari hanno registrato un aumento, riflettendo un mercato immobiliare che, nonostante le incertezze economiche, continua a prosperare.

Questa crescita del numero di abitazioni e la diversificazione del patrimonio immobiliare confermano l’importanza strategica del settore in Italia. La costante aggiunta di nuove case e la riqualificazione di edifici esistenti indicano una vitalità che molti potrebbero sottovalutare, mentre la distribuzione delle proprietà dimostra come la casa continui a rappresentare il principale investimento per le famiglie italiane. Allo stesso tempo, il crescente valore degli immobili non residenziali, soprattutto nelle grandi città, riflette una dinamicità economica che coinvolge non solo le abitazioni, ma anche uffici, negozi e strutture pubbliche, garantendo una resilienza del mercato in diverse sue sfaccettature.

 

La casa italiana: rifugio senza tempo

 

Nonostante le tendenze globali spingano verso soluzioni abitative sempre più compatte, l'italiano medio rimane fedele alla sua preferenza per spazi generosi. Con una superficie media di 118 metri quadrati e circa 5,5 stanze, l'abitazione tipica del Belpaese si distingue per la sua ampiezza, senza eccedere, ma nemmeno scendendo a compromessi con spazi angusti e poco vivibili. In un'epoca in cui mini-appartamenti e case dalle dimensioni ridotte dominano il mercato in molte parti del mondo, l'italiano continua a desiderare una casa "vera", spaziosa e confortevole, lontana dall’idea di abitazioni soffocanti e poco luminose.

Questa predilezione per spazi ampi riflette non solo un legame culturale con il concetto di casa come rifugio familiare, ma anche una visione di benessere che va oltre le mode passeggere. In Italia, la casa non è solo un luogo dove vivere, ma un simbolo di stabilità, sicurezza e qualità della vita. Gli italiani, infatti, tendono a privilegiare la funzionalità e la comodità, evitando soluzioni abitative troppo compatte che non rispondono alle loro esigenze. Questo distacco rispetto alle tendenze globali, orientate verso l'ottimizzazione estrema degli spazi, rappresenta una caratteristica distintiva del mercato immobiliare italiano, dove l’ampiezza e la vivibilità degli ambienti continuano a essere valori irrinunciabili.

 

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