Domicilio e residenza: che differenza c'è?

Che cosa significano i concetti di dimora, domicilio e residenza?

Anche se nel linguaggio di tutti i giorni residenza, dimora e domicilio vengono spesso utilizzati per indicare la stessa cosa, in termini giuridici si tratta di concetti diversi, con implicazioni diverse.

Vediamo quali.

La residenza, secondo l’articolo 43 del codice civile è dove un individuo ha “dimora abituale”. La dimora è dunque il luogo dove si abita.

Prendere la residenza presso un determinato indirizzo fisico comporta  una richiesta formale presso il comune dove si stabilisce la residenza, sia che l’indirizzo che si è lasciato fosse stabilito nello stesso comune, sia che fosse presso altro comune. Tale dichiarazione va rilasciata entro venti giorni dal trasferimento presso l’ufficio anagrafe del comune, che in genere dispone di appositi moduli, ai quali allegare documenti e titolo che giustifichi l’occupazione del nuovo immobile (quindi contratto di acquisto o di locazione etc…). Seguiranno verifiche della polizia municipale.

Fissare la residenza nel luogo dove si dimora abitualmente è obbligatorio. Non farlo comporta delle sanzioni.

Il domicilio, secondo il comma 1 dell’articolo 43 del codice civile,  è invece il luogo dove hanno sede “affari e interessi” di un individuo, e può non coincidere con la residenza. Il domicilio non corrisponde al trasferimento della dimora, se non temporaneamente o per piccoli periodi. Prendere il domicilio non comporta dichiarazioni formali.

Esiste anche l’istituto della “residenza temporanea” che prevede un apposito schedario e può essere richiesta quando una persona dimora da oltre quattro mesi in un comune diverso da quello ove è iscritto, ma non possa prendervi residenza. L’iscrizione è valida per un anno, terminato il quale la persona viene cancellata.

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